Doona Bae |
Cloud Atlas è un film insolito. È complesso ma al contempo comprensibile, forse perché parla di sentimenti viscerali.
Non è da tutti intrecciare sei storie ambientate in altrettante epoche storiche, delle quali un paio inventate, senza affaticare lo spettatore.
I fratelli Wachowski riescono egregiamente nell'impresa, grazie ad un cast di attori e attrici camaleontici e ad un montaggio molto sapiente.
Il fil rouge che lega tutti i personaggi è l'amore: per la libertà, per la giustizia, per un futuro che sia degno di essere vissuto, per una persona che c'è o che è scomparsa da tempo.
Lo spettatore vede un eterno presente che si riavvolge nelle vite e nei secoli e che sia reincarnazione, immortalità, magia, poco importa. Il risultato è un affresco coinvolgente e recitato benissimo.
I creatori di Matrix hanno dato vita a una favola sul legame che unisce tutte le creature, aldilà del tempo, dello spazio e della dimenticanza.
Uno dei personaggi più commoventi pronuncia una frase che suona come un testamento spirituale o un invito: «La nostra vita non è nostra, da grembo a tomba, siamo legati ad altri, passati e futuri, e da ogni crimine e ogni gentilezza generiamo il nostro futuro».
Tratto dal romanzo "L'Atlante delle nuvole" che ora andrò sicuramente a leggere, Cloud Atlas lascia allo spettatore la facoltà di riflettere e trarre conclusioni secondo la propria sensibilità e questo è uno dei doni più importanti della settima arte.
Il fosco futuro dove il termine "umanità" è stato sostituito da un sinistro "unanimità" è una denuncia a un mondo che purtroppo già esiste.
Tutto il film ha un sottotesto che si può cogliere o scegliere di ignorare per concentrarsi sulla parte visiva, ricca di invenzioni e dal forte impatto estetico.
I 154 minuti scorrono senza un momento di tedio in virtù del passaggio continuo tra storia e storia, tra commedia e dramma.
La colonna sonora, lontana dalle sonorità americane a cui siamo abituati, è splendida.
Si esce dal cinema con un senso di speranza in non si sa bene cosa.
La Terra vista dalle stelle è così piccola e sperduta...
Appena visto il film, ho caricato la colonna sonora sul mio mp3 e ho portata con me per farmi compagnia mentre corro nelle sere d'inverno.
RispondiEliminaE c'è questo senso bellissimo del rimando nel tempo, dettato anche dalle scelte di montaggio del film, che crea un senso di continuità tra popoli, luoghi e situazioni. Molto bello.
Lana e Andy Wachowski, hanno avuto sfidando le logiche narrative dei film tradizionali, come già avevano fatto per un film diverso come Matrix. E anche qui hanno avuto ragione.
Rileggendo il commento mi accorgo di avere fatto qualche piccolo errore di montaggio nel discorso :-)
RispondiEliminaSpero che Lana e Andy Wachowski mi perdonino e che comunque il senso risulti comprensibile.