lunedì 28 gennaio 2013

Django Unchained

Christoph Waltz, Jamie Foxx




Django Unchained è un film fatto per coloro che vanno matti per gli spaghetti western e per quelli che invece amano Shakespeare.
Se, per contro, vi divertono le carneficine splatter in nome della giustizia, non rimarrete delusi: troverete mattanze in puro stile Tarantino, fotografate magnificamente.
Questa pellicola è probabilmente la cosa migliore che il cineasta più snobbato dall'Academy abbia mai realizzato. 
Django mette insieme Sigfrido, Jago, un perverso Amleto, uno schizzo del Mercante di Venezia e ottiene una storia epica.
Jamie Foxx recita per gran parte del film in primo piano e Tarantino è riuscito a concentrare nello sguardo del suo protagonista tutto un universo di emozioni. L'alternanza di fisicità e self control rendono il personaggio interessante e sfaccettato, teso, credibile.
Christoph Waltz si conferma un attore di prima grandezza: per tutto il tempo parla come un libro stampato, anche quando si rivolge ai bruti. Uno spasso. 
Leonardo di Caprio nella parte del villain è semplicemente perfetto e malgrado la mia antipatia nei suoi confronti non accenni a diminuire, ormai mi sono rassegnata al fatto che sia uno dei migliori interpreti della sua generazione.  
Sono gli sguardi i grandi protagonisti di questa vicenda; sguardi di paura, di odio, di scherno, di puro terrore. Sono sguardi che insistono o che sfuggono e ci vuole un grande regista per collezionarne di così efficaci in un solo film.
La colonna sonora va dal Dies Irae di Giuseppe Verdi a Beethoven e Morricone ed è bellissima.
La fotografia mette insieme candele e abbaglianti paesaggi, ombre e controluce. Bianco e nero.
La noia è completamente bandita per tutti i 165 minuti della proiezione e non si vede l'ora che giustizia sia fatta, possibilmente senza anestetici.
Gli anacronismi (la dinamite, gli occhiali da sole...) non danno nessun fastidio, anzi aggiungono mordente.

Tarantino ha influenzato gli ultimi vent'anni di cinema più di chiunque altro ma la sua lingua lunga gli ha impedito di raccogliere tutti i riconoscimenti che avrebbe meritato.
Mi auguro che stavolta le cose vadano diversamente.
E lobbies o non lobbies a Hollywood credo che Spielberg e il suo Lincoln (che però non ho ancora visto) abbiano scelto l'anno sbagliato. Azzardo una previsione così, sulla fiducia.

Questo film insieme ad Argo è la cosa più originale e ben realizzata del cinema 2012 a stelle e strisce.
Così parlò la Sibilla.

2 commenti:

  1. Luigi Alfieri: Concordo su quasi tutto. Le citazioni di Gugliemo Agitalanche (William....)sono esplicite e perfette. Il maggiordomo Iago la migliore. Gli occhiali da sole un anacronismo perfetto.Anche la dinamite: il film è ambientato nel 1858 e Nobel ha inventato l'esplosivo in oggetto nel 1867. Di Caprio è pure per me odioso, ma cololossalmentissimamente bravo. E Tarantino essendo perfido cone la Sibilla, non vincerà nulla, perché chi dice quel che pensa è regolarmente bandito da chi conta.Bye, bye

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  2. Il "Django" tarantiniano è molte cose.
    NOTE POSITIVE:
    -un ben riuscito omaggio agli spaghetti western e tutta la loro mitologia (dalla derringer nella manica di "Sartana", alla dinamite anacronistica di "Ammazzali tutti e torna solo" al personaggio del cacciatore di taglie tedesco ed acculturato che richiama un'infinità di maschere nostrane: "Lo chiamavano King", "Requiescant", ecc.)
    -un recupero di colonne sonore d'antan (addirittura Trinità!) azzeccatissime

    NOTE NEGATIVE:
    -è un omaggio allo spaghetti wester ma non un western che vive di per sè.
    -a spregio degli stessi spaghetti western, manca il duello finale con la nemesi; il momento di catarsi vendicativa di cui l'eroe avrebbe dovuto godere.

    Ad ogni modo, un gra film, "alla tarantino", buono soprattutto per chi, come me, con i western in salsa maremmana c'è cresciuto.

    Riccardo R

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