giovedì 29 novembre 2012

Argo



Ben Affleck






Nel 1979 lo Scià di Persia fuggì dalla rivoluzione e trovò rifugio negli Stati Uniti della presidenza Carter.
Per rappresaglia l'ambasciata americana a Teheran fu assaltata e tutto il personale al suo interno venne preso in ostaggio.  O almeno così credettero sulle prime gli iraniani.
In realtà sei persone riuscirono a fuggire e si nascosero all'interno della residenza dell'ambasciatore canadese, mettendo quest'ultimo in una posizione piuttosto scomoda; così scomoda che gli americani dovettero farsi venire in fretta un'idea geniale per portare i sei connazionali fuori da un Paese in rivolta e ferocemente ostile.
La trovarono, o meglio, la trovò Tony Mendez, di professione estrusore della CIA.

Partendo da questo fatto di cronaca Ben Affleck realizza una pellicola tesa tra film di guerra, thriller e dramma storico. La ricostruzione dell'epoca è accuratissima, la veridicità dei fatti rispettata fin dove la drammatizzazione lo consente. La sceneggiatura è molto efficace e la tensione resta alta fin dalla prima sequenza, in cui si assiste alla corsa frenetica per distruggere tutti i documenti prima che i rivoltosi entrino negli uffici dell'ambasciata.
Affleck si concede sprazzi di commedia e dialoghi autoironici. Quando chiede al produttore hollywoodiano (un grassissimo e bravissimo John Goodman) "  è possibile imparare a fare il 
regista in un giorno?" si sente rispondere che "anche una scimmia è capace di imparare a fare il regista in un giorno". Chapeau.

Il finale è da cardiopalma, una corsa contro il tempo prima che le milizie iraniane all'aeroporto capiscano che si stanno lasciando scappare sette preziosissimi ostaggi.
Tony Mendez è un uomo di alta statura morale (cosa insolita per un membro della CIA) che per questa missione verrà insignito della Intelligence Star, la più alta decorazione per servigi resi allo Stato da un agente operativo dei servizi segreti americani.
Ben Affleck si conferma un regista di grande talento, tra i più interessanti della sua generazione. Se "The Town" era un film molto ben diretto, questo suo lavoro mi ha fatto pensare al compianto Sidney Pollack.
Quello, per capirci, de "I tre giorni del condor".

mercoledì 28 novembre 2012

God Save the King Size

Monica Vitti


Il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato un articolo molto divertente circa l'abitudine, assolutamente moderna, di condividere il letto con il partner.
Pare che la consuetudine del talamo sia un retaggio cattolico, istituito per cementare il concetto di famiglia e diminuire la promiscuità ma che non ci sia in ciò nulla di fisiologico. Il sonno femminile e quello maschile seguono ritmi diversi (e ti pareva...) e se è vero che gli uomini preferiscono dormire in coppia le donne riposano meglio se sono da sole. Anche perché un uomo su tre russa... (e a mio modesto avviso la statistica è per difetto).
I materassi francesi che sono larghi solo 140 cm. sono un vero incubo se devi dividerli con un partner diciamo così, stazzato e che si rigira continuamente. La tendenza odierna è quella di comprare materassi singoli larghi 80 cm. corredati da piumoni a una piazza, così se qualcuno vuole avvoltolarcisi dentro modello sigaro cubano non si attira l'ira funesta di chi rimane scoperto alla mercé degli elementi. Certo, le riviste glamour propongono piumini matrimoniali lussuosissimi appoggiati su letti king size ma mi sorge il sospetto che sottintendano ci si debba comunque dormire, e sottolineo dormire, da soli.
Gli istinti omicidi più incontrollabili della mia vita li ho provati al cospetto di un XY russante e così strettamente avvolto nell'unico piumone a disposizione da far pensare occorresse un machete per sottrargliene un angolo.
La Paramount e le altre criminali major hollywoodiane hanno passato decenni a sfornare melense commedie nelle quali i protagonisti dormivano teneramente allacciati tutta la notte in posizioni plastiche senza che un sospetto di arto in cancrena per mancata circolazione venisse a turbare tanto idillio. Ovviamente in queste pellicole di russatori professionisti o ladri di coperte non si parla mai, quelle vulgarité!
Gli unici che hanno abbastanza buon senso per salvarsi da tanto masochismo sono gli inglesi, che da sempre adottano letti gemelli quando non le desiderabili, vagheggiate, paradisiache camere separate.
Il lettone è perfetto per attività ludico ricreative di coppia o di gruppo e chi più ne ha più ne metta...ma dormire è un'attività squisitamente solitaria.
Addormentami con il narcotico del sesso, svegliami con un bacio e/o la colazione a letto, ma nell'intervallo fra le due cose, se non ti chiami Morfeo, dissolviti.

martedì 27 novembre 2012

Savita e l'Obbedienza di Abramo



Savita Halappanavar è una giovane donna di origine indiana che abita a Galway, in Irlanda.
È sposata e in trepidante attesa del suo primo figlio.
Il 21 di ottobre, in preda a forti dolori, Savita viene ricoverata in ospedale. La diagnosi per il feto di 17 settimane è infausta: la donna sta per avere un aborto spontaneo.
Con tutta l'angoscia che una coppia desiderosa di avere figli può provare, Savita e il marito chiedono che la gravidanza sia interrotta. 
La sconvolgente risposta dei medici dell'ospedale è la seguente: "L'Irlanda è un Paese cattolico, in cui l'aborto è vietato". 
I coniugi chiariscono di non essere irlandesi né tantomeno cattolici ma è tutto inutile. Fino a quando il cuore del feto batterà, i medici non alzeranno un dito per proteggere la vita della donna in quanto persona e non incubatrice.
Le condizioni di Savita peggiorano fino a che il 24 di ottobre il battito intra uterino cessa e il feto viene rimosso chirurgicamente: ma a quel punto è troppo tardi, l'infezione è troppo severa, gli organi cominciano a cedere e il trasferimento in terapia intensiva si rivela inutile.
La giovane non può rivedere Praveen, suo marito, perché dopo l'intervento rimane profondamente sedata, per non svegliarsi più.
Savita muore il 28 di ottobre, all'età di 31 anni, per le conseguenze della setticemia provocatale dal figlio che non avrebbe avuto alcuna possibilità di sopravvivere senza di lei. 

Fin qui, la cronaca dei fatti presa dai giornali di lingua inglese.

Le riflessioni che scaturiscono da questa storia sono molte e prima di scriverne ho atteso che la rabbia e la nausea provocate da tanta barbarie mi lasciassero modo di esprimermi con un minimo di pacatezza.
In Irlanda l'aborto è legale solo se la vita della madre è in pericolo: ma allora non è stata applicata la legge, perché una donna che sta per avere un aborto spontaneo va incontro a eventi che possono mettere seriamente a rischio la sua vita.
Savita era inequivocabilmente non cattolica ma le sue convinzioni etiche e forse religiose sono state completamente ignorate. 
Solo nel 2001, più di 7000 donne sono uscite dall'Irlanda per abortire. Questa cifra non tiene conto di quelle che, non avendo i mezzi per viaggiare, sono finite sui tavoli delle mammane. Quante tra loro saranno morte o avranno riportato danni fisici permanenti? Non lo sappiamo.
Se una turista straniera e incinta dovesse trovarsi lì e nella stessa situazione di Savita farebbe la sua stessa fine? Probabilmente sì.
I medici che per una settimana hanno costretto Savita ad ascoltare il battito del cuore che la stava uccidendo, sono poi andati a cena, o via per il weekend, o alla funzione domenicale con la coscienza tranquilla di chi ha compiuto il proprio dovere?
Le manifestazioni e le proteste in corso in Irlanda, l'intervento sdegnato del governo indiano riusciranno a smuovere un parlamento cieco, oscurantista e, in fondo, assassino?
La morte di Savita a chi ha giovato? Alla maggior gloria di un dio sanguinario al quale si offrono sacrifici umani?
In un antico libro, sacro per alcuni, la mano armata di Abramo viene fermata un attimo prima che si abbatta sul figlio Isacco, chiesto in sacrificio da un dio cui preme molto la cieca obbedienza al proprio volere.
La mano di questi medici, ciecamente obbedienti allo stesso dio, non l'ha fermata nessuno.

Avevo promesso di essere pacata, ma non ne sono capace.





lunedì 26 novembre 2012

Il Sospetto

Thomas Vinterberg

Parlare dell'ultimo film di Thomas Vinterberg senza lasciarsi prendere da forti e contrastanti emozioni è molto difficile. Il Sospetto, malaccorta traduzione dall'originale danese Jagten (La Caccia), è un film che mostra quanto il concetto di verità sia pericolosamente etereo.
Il protagonista è un uomo di cui lo spettatore tutto sa, laddove gli altri personaggi del film tutto sembrano ignorare. Ed è inquietante, perché noi lo abbiamo appena conosciuto mentre loro sono da sempre i suoi amici e concittadini. 
La crudeltà del racconto, così stridente con i paesaggi da fiaba nordica, porta lo spettatore all'immedesimazione totale, salvo poi domandarsi, al termine della proiezione, se nelle stesse circostanze avrebbe agito diversamente.
Mads Mikkelsen, che molti ricorderanno come il villain di 007 Casino Royale, è stato meritatamente premiato a Cannes per la sua interpretazione misurata e intensa, fatta di sguardi e di piccoli gesti. 
Messo alla gogna da un'intera comunità, sotto il peso della più infamante delle accuse, l'uomo, con il solo scudo della propria verità, manterrà la dignità intatta fino ad un sorprendente finale.
Splendidamente diretto e ottimamente fotografato, questo film conferma Vinterberg come un grande regista.
Io sono uscita dalla sala in silenzio e in silenzio sono tornata a casa, grata di essere sola...

domenica 25 novembre 2012

Violenti in Doppiopetto

Sophia Loren

Ho scelto un'immagine tratta da un film, piuttosto che una foto reale, per rappresentare la violenza sulle donne.
L'ho scelta perché in molti ancora credono che siano "li turchi" a picchiare, stuprare, umiliare, uccidere le donne in una sottocultura frutto dell'ignoranza e della povertà.
È la grande menzogna perpetrata nella nostra cosiddetta società civile, l'ennesimo insulto per tutte quelle donne della buona borghesia, mogli di stimati professionisti che la domenica magari vanno in chiesa e fanno generose offerte alla questua e in privato si esprimono a insulti e ceffoni. E non serve spezzare le ossa ad una donna per farne una vittima; è sufficiente sibilarle sulla faccia "Stai zitta cretina" mettendo in quella frase tutta la violenza e il disprezzo che un maschio (gli uomini sono altro) può esprimere nei confronti di una fidanzata, moglie, sorella, figlia, o ex.
È giunta l'ora di fermarli. Con le leggi, con la cultura del rispetto insegnata ai figli fin da piccoli, con il rifiuto a giustificare il germe della violenza appena esso si manifesta. Certi vigliacchi, che capiscono un linguaggio solo, la legge del più forte, fanno marcia indietro se al primo schiaffo ricevono in cambio un calcio nelle palle.

Picasso a Palazzo Reale


Pablo Picasso- Guernica- 1937

La mostra antologica che Milano dedica a Pablo Picasso nelle sale di Palazzo Reale è bellissima e allestita con standard di ottimo livello.
Finalmente, anche qui sono arrivate le cuffie che permettono di ascoltare le spiegazioni della propria guida senza infastidire gli altri visitatori e finalmente esistono le audioguide a misura di bambino.
E proprio la presenza massiccia di bambini attentissimi e interessati è una delle caratteristiche inedite e piacevoli di questa mostra. Anziché vederli vagolare in giro con lo  sguardo perso, frustrati dall'inutile tentativo di attirare l'attenzione dei genitori impegnati ad ammirare i quadri, possono essere i protagonisti di un percorso mirato ad avvicinarli all'arte e alla bellezza.
Bellezza che viene profusa a piene mani da una scelta dei pezzi ragionata ed efficace.
Dagli inizi figurativi alla destrutturazione della figura umana la mostra si snoda attraverso il racconto della vita dell'artista, dei suoi tanti amori, delle sue passioni estreme.
E poi, oltre la bellezza, il dolore.
La genesi di Guernica, forse il quadro più famoso dell'artista e presente in mostra sotto forma di proiezione, è dispiegata nella grande Sala delle Cariatidi, immersa in una riflessiva penombra.
Le grandi statue sbrecciate, ferite dai bombardamenti, sembrano indurre il visitatore a fermarsi  e pensare alla follia della guerra.
In questi tempi bui, in cui la violenza e la sopraffazione premono i ristretti confini del nostro mondo, Guernica e il dolore espresso dal suo creatore devono indurci a riflettere.
Forse, i tanti bambini presenti alla mostra saranno capaci, una volta diventati adulti, di richiamare quelle immagini e di prendere decisioni meno distruttive di quelle dei loro padri.


martedì 13 novembre 2012

Wikipedia e il Mistero Buffo


https://picasaweb.google.com/MovieDearest/TheQuODGGay2?authkey=wJ_5YvC8eCo#5386074016921064018
Thomas Schippers

L'edizione italiana di Wikipedia è compilata da un certo numero di omofobi o siamo di fronte ad individui sorprendentemente distratti? Facendo una ricerca nell'edizione americana dell'enciclopedia libera, scopro che la voce dedicata al direttore d'orchestra Thomas Schippers dà ampio spazio alla vita privata del Maestro, citando, oltre al suo matrimonio, la relazione avuta con Gian Carlo Menotti. Incuriosita, controllo le due edizioni alla voce Leonard Bernstein e... sorpresa! Nell'edizione statunitense si parla del matrimonio del direttore nonché della sua relazione con Menotti; l'edizione dell'italietta glissa e si limita ad elencare teatri, opere, debutti, incisioni. Continuo la ricerca e alla voce G. C. Menotti entrambe le edizioni citano le relazioni del compositore con L. Bernstein e Samuel Barber. Meno male... A questo punto però divento sospettosa e faccio un tentativo diverso: cerco Cary Grant. L'edizione a stelle e strisce parla dei suoi cinque matrimoni ma anche della convivenza more uxorio con Randolph Scott durata dodici anni. Nessun problema (almeno oggi) nel parlare della bisessualità dell'attore. L'edizione dello stivale cita i suoi cinque matrimoni e la sua fama di tombeur de femmes. Punto. Ma il meglio viene adesso. David Bowie. Nell'edizione nostrana la bisessualità dell'artista (più volte da lui stesso dichiarata nel corso di numerose interviste) viene liquidata come "una probabile leggenda metropolitana". Anche l'edizione francese non ha problemi di omofobia. Irritante considerazione: per chi non comprende lingue straniere, l'edizione "ad usum delphini" è quanto di più desolante. Sarà così lacunosa anche per altri scandalosi argomenti? Qualcuno è disposto a darmi un riscontro con il tedesco, il portoghese, le lingue nordiche o quelle orientali? 

L'Età di Mezzo



http://bettesmovieblog.blogspot.it/2010/10/its-like-waves-of-love-coming-over.html
Bette Davis e Anne Baxter


La mezza età, o Età di Mezzo (che è più roboante) è quel seccante periodo della vita in cui molte cose ti sono precluse. Per non rischiare il ridicolo ai propri stessi occhi occorre evitare di approcciare giovani XY come si fosse in preda ad una tempesta ormonale, uscire di casa abbigliate come Paris Hilton sul red carpet, sbronzarsi di cocktail con le amiche fino alle tre se il giorno dopo non si può restare a letto a gemere in preda all'emicrania, perché non c'è verso, il fisico non regge più la dolce vita e il quotidiano. Per contro, non si è abbastanza âgé da potersi permettere di dire o fare tutto quello che passa per la testa (l'unico vero divertimento della decrepitezza).
Ebbene, ho appena deciso di fare una deroga. No, non consisterà nell'infilarsi in un miniabito di lurex, e, arrampicata su uno stiletto 12, provvista di un Manhattan, partire alla caccia di un toyboy.
Più semplicemente, d'ora in poi, chiunque mi parli senza smettere di leggere mail, spedire messaggi, aggiornare facebook, chattare con what's app, rispondere a twitter e interrompa continuamente la conversazione per una delle azioni suddette si vedrà prendere il telefono che finirà, a seconda del luogo e delle circostanze, sotto un autobus, dentro il wc, nell'orrido di Bellano, dentro un'impastatrice, in mezzo al fuoco del barbecue. Non dite poi che non vi avevo avvertiti.

007 Skyfall

Daniel Craig



Sei mesi di petto di pollo alla griglia e verdure possono fare miracoli, o almeno, li hanno fatti per il fisico di Daniel Craig, alias Bond. James Bond. Solo che Skyfall non è un film che si limiti a mostrare il corpo scolpito del protagonista avvolto solo da un precario asciugamano. Il regista Sam Mendes ha fatto molto di più, ha creato un personaggio sfaccettato e moderno, andando oltre lo stereotipo dell'agente segreto bello, impossibile, invincibile e bidimensionale. Sotto lo smoking insanguinato vediamo un uomo stanco, provato, alle prese con un passato oscuro e conscio che il tempo che passa sta distruggendo il suo vigore e la sua affidabilità come operativo. Rispetto a pellicole patinate come "Solo per i tuoi occhi" o "Vivi e lascia morire" questo film è asciutto, crepuscolare. Bond la spunta sul villain di turno, ma paga un prezzo alto. Esce vittorioso dai duelli ma ne porta i segni e non solo sul corpo: è un killer consapevole. Anche il cattivo, un grande Javier Bardem, non è fatto di carta velina; in fondo anche lui cerca la vendetta per un torto subito che ritiene vada lavato col sangue. Judy Dench è intensa e carismatica come sempre e Ralph Fiennes riserva britanniche sorprese. Le Bond girls compaiono meno del solito ma sono entrambe notevoli. Il finale apre a scenari futuri nel segno del cambiamento. Bellissima colonna sonora, la canzone di Adele potrebbe ipotecare un Oscar. Le location, come sempre, sono di grande impatto visivo ma stavolta hanno qualcosa in più, un'anima d'ombra...
Alla domanda "Qual è il tuo hobby?" Bond risponde "La resurrezione". Credo che questo valga anche per il suo personaggio, dopo mezzo secolo di baruffe al servizio di Sua Maestà.