domenica 10 marzo 2013

Una Guerra Senza Vincitori





Nella settimana in cui il Presidente Barack Obama ha firmato il Violence Against Women Act, il periodico Internazionale ha dedicato la copertina alla piaga globale della violenza contro le donne. Rebecca Solnit, scrittrice statunitense di cui la casa editrice Fandango ha tradotto e pubblicato nel 2009 Un paradiso all'inferno, ci regala una panoramica agghiacciante sulla condizione femminile del XXIº secolo.
«In tutto il mondo le donne tra i quindici e i quarantaquattro anni hanno più probabilità di essere menomate o uccise dalla violenza maschile che dal cancro, la malaria, la guerra e gli incidenti automobilistici messi assieme». Sono le parole di Nicholas D. Kristof, giornalista del New York Times, due volte vincitore del Premio Pulitzer nonché una delle poche firme importanti ad occuparsi della questione.
Dagli Stati Uniti, alla Gran Bretagna, all'India, all'Egitto, alla Cina gli stupri e gli omicidi di donne dall'infanzia all'età adulta si sono moltiplicati nell'indifferenza generale.
Gli organi di informazione si occupano soltanto dei casi più eclatanti o morbosi, lasciando cadere nel silenzio il destino di milioni di donne percosse, violentate e uccise spesso tra le pareti domestiche dai loro mariti, fidanzati o ex.
Negli USA ogni 6 minuti viene denunciato uno stupro, ogni nove secondi una donna viene picchiata e si calcola che le aggressioni siano due milioni all'anno (le ferite così riportate sono la prima causa di ricovero ospedaliero per mezzo milione di donne). Nel corso della propria vita una donna su cinque è vittima di una violenza o di un tentato stupro.
Nelle forze armate americane le soldatesse durante le missioni all'estero sono in balìa dei colleghi e dei superiori, spesso senza via di scampo quando si trovano a bordo delle unità navali. 
In India il fenomeno è endemico, ma se ne parla solo quando uno stupro di gruppo ai danni di una ragazzina su un autobus gremito fa aumentare lo share al telegiornale del prime time, perché la vittima è morta.
Nelle proteste di piazza in Egitto le giovani vengono circondate da gruppi di uomini, denudate e abusate sotto gli occhi di tutti, mentre a pochi metri di distanza si chiedono a gran voce giustizia e libertà.
In Inghilterra su 78.000 stupri stimati ogni anno ne vengono denunciati 16.000 (appena il 20%). Le donne tacciono per la paura di ritorsioni, per tutelare familiari e amici, perché ricevono pressioni esterne, perché temono una sentenza negativa, perché vogliono dimenticare.
In totale le condanne arrivano a poco più di mille l'anno.
Questo significa che nelle strade circolano liberamente migliaia di uomini violenti che purtroppo non sono riconoscibili da lontano.
Nel 2012 in Argentina, un paese che ha ancora una forte impronta patriarcale, gli omicidi di genere all'interno della famiglia sono stati cinque alla settimana. Una carneficina.
In Italia non va meglio, qui il delitto d'onore è un ricordo ancora fresco, il matrimonio riparatore una pratica di cui tutti abbiamo memoria e la legge che ha definitivamente archiviato il famigerato Codice Rocco, modificando il reato di stupro da delitto contro la morale pubblica a delitto contro la persona, è del 1996.
Leggi insufficienti, condanne lievi, nessuna protezione per le vittime, discriminazione sul posto di lavoro e soprattutto una assoluta mancanza di cultura del rispetto della donna fin dall'infanzia, hanno portato ad una situazione di emergenza mondiale.
L'inchiesta di Rebecca Solnit occupa 10 pagine, scritte volutamente con un linguaggio crudo, perché è ora di smetterla di usare eufemismi per descrivere la violenza, perché dobbiamo farla finita con la politica del controllo del corpo e della vita delle donne.
Essere abbordata per la strada da un uomo che crede di avere il diritto di accoltellarti a morte perché si sente respinto non è un problema delle donne. È un problema di diritti umani, di diritti civili, un'ingiustizia che ci riguarda tutti. 
Solnit fa una riflessione importante: i matrimoni gay sono ferocemente osteggiati dai conservatori per un unico motivo... si tratta di un'unione tra pari senza ruoli prestabiliti. 
I movimenti femministi sono visti come un tentativo di sottrarre agli uomini potere e privilegi, come se potesse esserci solo un vincitore.
In quanti Paesi lo stupro coniugale non è reato? 
Il Presidente Obama ha fatto un passo importante in questa direzione e il primo dovere degli uomini e delle donne che non vogliono chiudere gli occhi davanti a questa tragedia è quello di parlarne: ai bambini e alle bambine. 
Al primo spintone all'asilo, alla prima attenzione non richiesta al liceo, le ragazze devono sapere, senza se e senza ma che nessuno, mai, in nessun luogo e per nessuna ragione ha il diritto di accampare pretese sul nostro corpo e sulla nostra volontà.  
Senza questa consapevolezza non possono esserci libertà e giustizia. Per nessuno di noi. 

Nessun commento:

Posta un commento