martedì 13 novembre 2012

007 Skyfall

Daniel Craig



Sei mesi di petto di pollo alla griglia e verdure possono fare miracoli, o almeno, li hanno fatti per il fisico di Daniel Craig, alias Bond. James Bond. Solo che Skyfall non è un film che si limiti a mostrare il corpo scolpito del protagonista avvolto solo da un precario asciugamano. Il regista Sam Mendes ha fatto molto di più, ha creato un personaggio sfaccettato e moderno, andando oltre lo stereotipo dell'agente segreto bello, impossibile, invincibile e bidimensionale. Sotto lo smoking insanguinato vediamo un uomo stanco, provato, alle prese con un passato oscuro e conscio che il tempo che passa sta distruggendo il suo vigore e la sua affidabilità come operativo. Rispetto a pellicole patinate come "Solo per i tuoi occhi" o "Vivi e lascia morire" questo film è asciutto, crepuscolare. Bond la spunta sul villain di turno, ma paga un prezzo alto. Esce vittorioso dai duelli ma ne porta i segni e non solo sul corpo: è un killer consapevole. Anche il cattivo, un grande Javier Bardem, non è fatto di carta velina; in fondo anche lui cerca la vendetta per un torto subito che ritiene vada lavato col sangue. Judy Dench è intensa e carismatica come sempre e Ralph Fiennes riserva britanniche sorprese. Le Bond girls compaiono meno del solito ma sono entrambe notevoli. Il finale apre a scenari futuri nel segno del cambiamento. Bellissima colonna sonora, la canzone di Adele potrebbe ipotecare un Oscar. Le location, come sempre, sono di grande impatto visivo ma stavolta hanno qualcosa in più, un'anima d'ombra...
Alla domanda "Qual è il tuo hobby?" Bond risponde "La resurrezione". Credo che questo valga anche per il suo personaggio, dopo mezzo secolo di baruffe al servizio di Sua Maestà.














1 commento:

  1. Così ben calato nel suo ruolo, eppure così distante dai modelli tratteggiati dai suo predecessori. Daniel Craig è un ritorno alle origini, un James Bond duro e cinico come lo era Sean Connery, con una vena umoristica ridotta ai minimi ternini, un fisico d'acciaio, un volto da proletario. Eppure piace, convince, si muove al passo con questi tempi nei quali gli stereotipi non esistono più. T.

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