martedì 22 gennaio 2013

Cloud Atlas

Doona Bae



Cloud Atlas è un film insolito. È complesso ma al contempo comprensibile, forse perché parla di sentimenti viscerali.
Non è da tutti intrecciare sei storie ambientate in altrettante epoche storiche, delle quali un paio inventate, senza affaticare lo spettatore.
I fratelli Wachowski riescono egregiamente nell'impresa, grazie ad un cast di attori e attrici camaleontici e ad un montaggio molto sapiente. 
Il fil rouge che lega tutti i personaggi è l'amore: per la libertà, per la giustizia, per un futuro che sia degno di essere vissuto, per una persona che c'è o che è scomparsa da tempo.
Lo spettatore vede un eterno presente che si riavvolge nelle vite e nei secoli e che sia reincarnazione, immortalità, magia, poco importa. Il risultato è un affresco coinvolgente e recitato benissimo.
I creatori di Matrix hanno dato vita a una favola sul legame che unisce tutte le creature, aldilà del tempo, dello spazio e della dimenticanza.
Uno dei personaggi più commoventi pronuncia una frase che suona come un testamento spirituale o un invito: «La nostra vita non è nostra, da grembo a tomba, siamo legati ad altri, passati e futuri, e da ogni crimine e ogni gentilezza generiamo il nostro futuro».
Tratto dal romanzo "L'Atlante delle nuvole" che ora andrò sicuramente a leggere, Cloud Atlas lascia allo spettatore la facoltà di riflettere e trarre conclusioni secondo la propria sensibilità e questo è uno dei doni più importanti  della settima arte.
Il fosco futuro dove il termine "umanità" è stato sostituito da un sinistro "unanimità" è una denuncia a un mondo che purtroppo già esiste.
Tutto il film ha un sottotesto che si può cogliere o scegliere di ignorare per concentrarsi sulla parte visiva, ricca di invenzioni e dal forte impatto estetico.
I 154 minuti scorrono senza un momento di tedio in virtù del passaggio continuo tra storia e storia, tra commedia e dramma.
La colonna sonora, lontana dalle sonorità americane a cui siamo abituati, è splendida.
Si esce dal cinema con un senso di speranza in non si sa bene cosa.

La Terra vista dalle stelle è così piccola e sperduta... 


2 commenti:

  1. Appena visto il film, ho caricato la colonna sonora sul mio mp3 e ho portata con me per farmi compagnia mentre corro nelle sere d'inverno.

    E c'è questo senso bellissimo del rimando nel tempo, dettato anche dalle scelte di montaggio del film, che crea un senso di continuità tra popoli, luoghi e situazioni. Molto bello.

    Lana e Andy Wachowski, hanno avuto sfidando le logiche narrative dei film tradizionali, come già avevano fatto per un film diverso come Matrix. E anche qui hanno avuto ragione.

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  2. Rileggendo il commento mi accorgo di avere fatto qualche piccolo errore di montaggio nel discorso :-)

    Spero che Lana e Andy Wachowski mi perdonino e che comunque il senso risulti comprensibile.

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