martedì 5 febbraio 2013

Lincoln

Daniel Day-Lewis


Steven Spielberg questa volta non ha centrato il bersaglio.
In un'annata di film da 150 minuti, il suo non è in grado di tenere desto l'interesse dello spettatore, malgrado l'argomento epico.
Sorvoliamo sulla parziale distorsione della Storia, un film è un'opera di fantasia e non uno strumento didattico, se ben realizzato può farsi perdonare molte bugie. 
Questo film è bugiardo e in più è ingessato e non decolla mai.
Daniel Day-Lewis è ottimamente truccato e calato nella fisicità del personaggio ma questo non basta a farne un ritratto memorabile e ho avuto l'impressione di una recitazione molto costruita e poco interiorizzata. In una parola, carente di verità. Forse la coperta di lana di nonna Abelarda drappeggiata sulle spalle anche nella situation room lo ha un po' imbarazzato...
Dell'atroce doppiaggio del protagonista ad opera di Pierfrancesco Favino preferisco non parlare, visto che sono contraria alla pena di morte: i primi cinque minuti del film sono da esecuzione sommaria.
La figura della signora Lincoln, un ruolo molto piccolo a dire il vero, è un susseguirsi di isteria e lacrime e non basta la bravura di Sally Field a riscattarla. Non parliamo di Oscar, per favore.
Gli altri personaggi non spiccano, ad eccezione di uno: Tommy Lee Jones ci regala una grande interpretazione.
Con una faccia quasi immobile e le movenze goffe di un anziano claudicante, Lee Jones è magistrale. Lui sì con un degno doppiatore. Guardatelo quando torna a casa con il documento per la sua compagna perché è il solo momento di autentica commozione di tutto il film.
La colonna sonora è bella ma John Williams ormai cita se stesso più di Gioacchino Rossini.
La luce è uniformemente plumbea e mi verrebbe da dire retorica, come la fotografia.
Ho pazientemente atteso la zampata del leone. Inutilmente.
La lunga sequenza della votazione del Tredicesimo Emendamento, che avrebbe potuto riservare molto pathos, non regala nessun brivido né per la sceneggiatura in sé, né per un uso della macchina da presa particolarmente affascinante.

Steven Spielberg ha prodotto e diretto film che ho molto amato e sono certa che abbia ancora in serbo grandi cose ma questo lavoro non è tra i suoi migliori e vorrei vedere, per una volta, un guizzo di anticonformismo da parte dell'Academy che premiasse Tarantino o almeno il giovane Ben Affleck: quello che mi ricorda tanto Sidney Pollack.








2 commenti:

  1. Il dramma in questo film sono i dialoghi, pessimi. La storia viene bistrattata ma come dici tu poco importa. Il fatto è che lo script non regge. Quanto ai doppiatori: ma vogliamo cominciare a proiettare i film in lingua originale e coi sottotili, così almeno i grandi e bambini imparano un po' le lingue e si evitano figuracce alla Favino? Quanto a Steven basta ricordare che anche Fellini ha sbagliato dei film. Comunque grazie per quanto ci ha già dato. etitelefonocasa. Luigi Alfieri.

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  2. La scelta di fare indossare a Lincoln la coperta di lana di nonna Abelarda faceva parte di una strategia di vendita di oggetti legati al film. Io stesso ne ho comprata una che indosso per tenere comizi patriottici quando vado a pagare le bollette alla posta.

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